La Campania al Taste 2023: un tour tra sapori, colori e creatività

2023-02-28 14:18:35 By : Ms. Linda Liu

Sarà perché di primo mattino, all’apertura della fiera, e prima che i padiglioni si riempissero in maniera felicemente inattesa (come sarebbe accaduto dopo solo poche ore), l’unico capannello di astanti lo potevi trovare davanti a Anhelo Caffé. O perché in mezzo a più di 500 stand le tonalità del rosso pomodoro di Sapori Vesuviani, della Masseria Giósole o di I Sapori di Corbara attiravano lo sguardo e le papille gustative insieme. Fatto sta che la Campania è presente a questa sedicesima edizione di Taste con una rappresentanza di tutto rispetto, che forse vale la pena approfondire in un breve tour gastronomico.

La caratteristica che unisce produttori molto diversi – per geografia, merce, mercato – è quella di andare al di là della tradizione, ma preservandola e superandola allo stesso tempo con degli sforzi creativi degni di attenzione. Prendiamo per esempio I Segreti di Diano, piccola azienda nel Vallo omonimo, che si dedica a due soli prodotti: il peperone dolce (“sciuscillone”) e quello piccante (“serpentino”), che dopo una lunga lavorazione assumono le più svariate forme, dalla chip alla polvere alla crema, e lanciano la sfida agli chef per gli usi più impensati.

Oppure guardiamo alle produzioni di Italianavera, che reinterpreta il pomodoro in chiave pop, strizzando l’occhio a Andy Warhol e – per quelli maliziosi – all’estetica dei sex toys. Del resto il loro claim lascia poco margine d’interpretazione: ‘a pummarola è femmena… Il catalogo include sughi pronti e box gourmet, segno di una strategia che punta a una clientela giovane, dinamica, eppure attenta alla qualità e ai sapori.

Al pomodoro, ovviamente, si accompagna la pasta. Regina di questa edizione di Taste, trova forse il suo vertice nella sua versione di Gragnano, in una quasi infinita varietà di forme. Dal Pastificio dei Campi alla Cooperativa Pastai Gragnanesi, dal Pastificio Gentile a quelli Carmiano e Faella, tutti mantengono con rigore filologico un processo produttivo che ha più di 150 anni e che ha fatto della pasta di Gragnano la scelta obbligata di ogni buongustaio.

Gli ziti, in particolare, che nel dopoguerra venivano avvolti in quella bella carta da zucchero che ha dato il nome alla nota varietà del color celeste, si sposano in un’unione perfetta con un classico sugo di carne napoletano – la genovese – le cui origini risalgono al XIII secolo. Un piatto della domenica, dei pranzi familiari, con quell’odore intenso di cipolla che riempie gli androni e le scalinate dei palazzi. Eppure Luciano Bifulco – titolare di una delle più famose macellerie online in Italia – ha pensato bene di metterlo in barattolo di vetro e fare così la felicità di tutti gli emigranti.

Dalla carne al pesce, con le alici di Menaica di Donatella Marino e Vittorio Rambaldo, il primo Presidio Slow Food in Campania: specialità cilentana più unica che rara, le cui radici vanno ricercate nella Magna Grecia, nei viaggi di Ulisse alle prese con le tentazioni di quella che i romani ribattezzeranno Campania Felix, tra sirene e giganti antropofagi.

Menzione speciale merita invece la Salsamenteria Giò e Giuà, che però è figlia del Salumificio Gerini di Pontassieve, poco fuori Firenze. Si narra che uno degli avi Gerini avesse intrattenuto un fitto scambio epistolare con un collega napoletano – Giuà, o Giovanni – e avesse da questi ottenuto una serie di ricette. L’epistolario dei due nonni è riemerso alla luce da poco ed ha fornito l’ispirazione per una linea di sette sughi pronti che compongono un felice meticciato tra tradizione toscana e napoletana. Il tour, in una controra felicemente assolata, si è concluso con i babà della Pasticceria De Vivo di Pompei e un limoncello del Convento di Massa Lubrense. Ma avrebbe potuto continuare a lungo e, in uno slancio di abnegazione, toccare i 48 stand campani presenti a questa edizione di Taste. Per questo, per chi volesse, Taste sarà aperto ancora oggi e domani.

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